cous cous OUTdoor

Cucinare danzando? Si può, basta andare a teatro per mangiare un cous cous danzato

Si può cucinare qualcosa di buono facendo altro?
Se si è avvezzi alla pratica culinaria la risposta è decisamente sì!
Si può preparare un buon piatto danzando?
Sì!
Stupiti?
Lo eravamo anche noi, ma abbiamo osservato, aspettato e alla fine assaggiato. Il risultato non era per niente male.
Lo scorso anno avremmo voluto vedere “Je danse et je vous en donne à bouffer”, ma i vari impegni ce lo avevamo impedito e allora ecco che il caso è venuto in nostro soccorso: in un neo festival, non troppo lontano da broccolandia, hanno riproposto lo spettacolo tanto agognato di Radhouane El Meddeb e subito, sacca in spalla siamo saliti sul treno alla volta di Terni.
Già lo scorso anno la programmazione di quello che era EsTerni, oggi riconvertito in Fast, ci era piaciuta e così abbiamo lasciato la metropoli a cuor leggero.
Qui potete vedere qualche foto rubata al backstage

Non è colpa nostra se le porte erano aperte! Mica potevano esimerci dal rubare qualche fotogramma del prespettacolo? O no? Lo sappiamo, anche  voi avreste fatto lo stesso.
Difficile decidere da dove iniziare. Dalla danza? Dal cous cous?
La scenografia è scarna, quasi vuota: c’è solo il giovane coreografo e interprete tunisino seduto e una piccola tavola imbandita.

Per un attimo un brivido di terrore ci percorre la schiena …  Abbiamo sbagliato tutto? E se alla fine si rivela una “pecionata”? La memoria corre veloce ad una “installazione” che avevamo visto alla Pelanda, che ci aveva lasciato il sapore amaro della fiera di paese.
La musica parte, El Meddeb inizia a ballare e ogni timore è passato! Questo ragazzo si è impegnato, alla spalle c’è un lungo lavoro di regia e ricerca, il fatto che si percepisca al volo ci rincuora. Amiamo la gente che lavora e non fa le cose a caso, soprattutto se tocca pagà un biglietto…
Il pensiero corre veloce a una osservazione tristemente sessista. Siamo, ovviamente, per la parità (etc.etc, ne siamo così convinti da non avere la necessità di aprire una parentesi sulla questione), ma i movimenti sensuali e tutta la passione che trasmetterà durante tutto lo spettacolo ci fanno subito riflettere sul fatto che solo un uomo può portare in scena con serenità uno spettacolo del genere: una donna che cucina e al contempo balla, accennando anche movimenti da danza del ventre, probabilmente sarebbe stata presa meno sul serio e forse non finiva in un festival di arte contemporanea, ma al Bagaglino per solleticare le fantasie di qualche vegliardo.
Ci domandiamo anche se uno spettacolo del genere l’autore lo possa mettere in scena nel suo paese, la risposta che ci diamo è no.
Forse è sbagliata, ma sarebbe come se un italiano danzasse preparando un pasta con ragù con sottofondo di musica nazional popolare. No non funzionerebbe in casa, queste cose vanno caricate di alloure esotico per essere apprezzate.
Ma torniamo allo spettacolo. Ci piace molto il balletto, ci piace molto il modo in cui cucina, tutto ad occhio, tutto ritmato, trasforma in arte anche lo spezzare le carote. Restiamo estasiati quando inizia a trasformare la cannella in una nuvola leggera che lentamente piove sugli spettatori*.
Meno ci piace il suo legame con il lettore mp3: certo rientra nella scelta, crediamo, di riproporre azioni familiari e “casalinghe”, ma preferiremmo che la musica fosse un flusso gestito solo da un fonico e non dall’attore principale. Boh forse ci distrae dal continuum che sapientemente realizza, un ritmo così incalzante che ci rende partecipi della sua estasi e ci fa dimenticare del tempo che scorre.
E il tempo scorre, sono passate due ore, il cous cous e pronto e danzando imbandisce la tavola … Per terra, forse anche lui ama i pic nic indoor?

E’ finito, possiamo alzarci, timidamente anche noi andiamo ad assaggiare, un po’ dubbiosi… Ha ballato, corso, spezzato verdure a occhio, lanciato spezie a caso…. Che dire ottimo**!

Peccato che questa stupida buona educazione ci attanagli, potremmo fregarcene e restare qui a scofanarci tutto il cous cous … Invece no, gentilmente lasciamo lo spazio e andiamo a cercare un ristorante per la cena.
*E qui l’accompagnatore ufficiale, conoscendoci e sapendo bene quanto amiamo la cannella, ha seriamente temuto che in un attacco di estasi urlassimo “Qui, qui! Falla cadere tutta su di noi!”
**L’accompagnatore ufficiale non ama la cannella, la relegherebbe alla torta di mele e a commentato ” Mmmm buono, ma avrebbe dovuto metterci meno cannella”. Noi sorridiamo, non solo perché adoriamo questa spezia, ma anche perché capiamo che è vittima di una confusione percettiva: il retrogusto che sente è quello dei chiodi di garofano, ma non abbiamo voluto fargli capire che c’è anche un’altra spezia che non ama.

4 Comment

  1. che bello spettacolo! da non perdere se passa dalle mie parti
    io non avrei esitato a buttarmi sul cous cous 😀
    magari fossimo stati insieme eh eh eh

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