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Ossequi al re dell’orto: carciofi alla romana

Sembra che il carciofo cynara fosse una pianta già conosciuta dai greci e dai romani, una pianta divina e afrodisiaca che Giove stesso creò.
Sappiamo tutti che Giove era, con tutto il rispetto, un gran donnaiolo e, in una delle sue scorribande quotidiane, incontrò una bellissima fanciulla dai capelli color cenere di nome appunto Cynara, se ne innamorò follemente e per renderla immortale la trasformò in una pianta, il carciofo appunto.
Ora, tralasciando il fatto che non pensiamo che Cynara fosse poi così contenta della trasformazione e che avrebbe preferito non incontrare mai Giove ed invecchiare in pace, siamo convinti del fatto che il carciofo sia davvero il “re dell’orto”, così come viene chiamato.
Infatti, contiene tutte le principali vitamine (vitamina C, vitamina A, tiamina, riboflavina e niacina), è ricco di sali minerali (potassio, calcio, fosforo, ferro) e presenta tra i suoi costituenti l’inulina per cui è adatto anche alle diete per diabetici. Inoltre ha contenuto in fibra piuttosto elevato che aiuta ad eliminare i residui della digestione e consente di ritardare la digestione dell’amido. Possiede anche alcune proprietà farmacologiche: favorisce diuresi, coleresi, ricambio del colesterolo, ha effetti antimicrobici ed antipiretici e protegge il fegato. In poche parole una pancea per tutti i mali.
Quale miglior ingrediente, dunque per presentare la nostra prima ricetta della tradizione? Stasera facciamo i carciofi!
Abbiamo discusso un po’ c’era chi lì voleva alla giudia, che sono quelli fritti interi (secondo un procedimento introdotto probabilmente dalla massaie della prima comunità ebraica romana) e chi alla romana, che sono invece quelli con aglio, mentuccia e pangrattato.
Abbiamo messo ai voti, almeno per oggi hanno vinto i carciofi alla romana.
Ecco la ricetta per 4 persone:
8 bei carciofi tipo mammole
2 limoni
2 spicchi d’aglio
1 ciuffo mentuccia romana
1 ciuffo di prezzemolo fresco
pangrattato (noi abbiamo fatto senza, permetteteci questa licenza poetica alla tradizione)
sale q.b.
pepe q.b.
olio e.v.o.
Per prima cosa mondate i carciofi, quindi togliete le foglie più esterne e più dure, pareggiate la testa e tagliate la parte del gambo lasciandone solo tre – quattro centimetri. Ora metteteli a bagno in acqua acidula (acqua + succo di 2 limoni). Lasciateli così a bagno per circa mezz’ora.
In una terrina tritate aglio, mentuccia, prezzemolo e pangrattato, aggiungete una presa di sale e una macinata di pepe nero.

Con questo ripieno riempite i carciofi e sistemateli in una teglia da forno, attenzione devono rimanere diritti, vicini vicini, stretti stretti e mantenersi cosi per tutto il tempo della cottura, scegliete dunque una pentola adatta. Dopo quest’operazione di ingegneria edile, bagnateli con altro olio e copriteli fino a metà con dell’acqua, fate cuocere in forno a 180° per un’oretta. Sorvegliate la cottura, ogni tanto raccogliete il sugo dal fondo e versatelo sui carciofi.
Sono buoni sia caldi che freddi. Noi ce li mangiamo caldi con il coniglio alla cacciatora (ma questa è un’altra ricetta!).
Ci beviamo un bel bicchiere di Traminer
E poi, tanto per rimanere in tema, ci guardiamo Mastandrea in “Cresceranno i carciofi a Mimongo”

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