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Ce ne faremo una ragione

E adesso come faremo? Ferran Adrià, il cuoco spagnolo diventato famoso con la cucina molecolare, ha comunicato al mondo intero che nel 2012 chiuderà per due anni il suo gettonatissimo ristorante El Bulli, sulla Costa Brava. Ha perso l’ispirazione e ha bisogno di riflettere per creare piatti nuovi.
Ok e perché me lo dici due anni prima?
Se vi siete fatti questa domanda non conoscete El Bulli e il suo chef tanto chiacchierato (in realtà non lo conosciamo nemmeno noi!)
Praticamente se volete mangiare al El Bulli bisogna prenotare, come nella maggior parte dei ristoranti direte voi, eh no, non come nella maggior parte dei ristoranti: qui c’è gente che aspetta un paio d’anni, quindi se ci facciamo due conti se non avete già prenotato mi sa che bisogna metterci una pietra sopra.
Ma che si mangia di tanto buono da Adrià? Cibo destrutturato, spume. È partito dal concetto di mousse, ci ha tolto uova, latte e panna e ha tirato fuori le sue meraviglie, mischiandole all’aria.
Può farti il brodo di melone, il filo all’olio di oliva, la spuma alla rosa.. Ogni alimento è quindi “in purezza” e mantiene i suoi principi nutritivi e tutto il suo sapore. Pensate però che piacere mangiare spuma di bistecca fiorentina. E poi ci sono un’infinità di altri piatti, tipo che una cena da El Bulli dura 4 ore e ti portano tante, tante tantissime piccole portate (il finger food che va tanto di moda) tipo i “Noquis de boniato”, ovvero gnocchi di patate dolci. Non pensate però di mangiare un piatto di gnocchi al ragù, è tutta un’altra consistenza!
Ora gli estimatori di Adrià potrebbero controbattere “il suo non è cibo è arte!”.
È proprio questo il problema: è vero cucinare è un’arte, bisogna saper scegliere gli ingredienti di qualità, saperli miscelare, saper presentare il piatto in maniera invitante, ma come nell’arte contemporanea non tutto ciò che è strano o diverso può essere considerato un capolavoro, così in cucina non tutto ciò che esce dai canoni tradizionali è da considerarsi superiore in qualità (e ci teniamo fuori da tutte le polemiche che ci sono state riguardo alla cucina molecolare e agli additivi).
Sarà forse che siamo un po’all’antica, perché quando mangiamo vogliamo usare tutti e cinque i sensi e pure il sesto. Prima vogliamo guardarne i colori nel piatto, poi annusiamo il cibo per sentirne gli odori, adoriamo masticarlo lentamente per sentire gli umori e la consistenza. È un gran bel rito il mangiare prima di mandar giù il boccone!

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